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lunedì 7 febbraio 2011


Ho letto tutto d’un fiato l’ impietosa requisitoria di Marcello Veneziani sui voltafaccia e le contraddizioni di Fini, pubblicata oggi da “Il Giornale”. Non vi è nulla di nuovo, niente di particolarmente sconvogente: l’ex delfino di Almirante ci ha abituati da tempo a dichiarazioni filo-progressiste, contraddistinte nella sostanza – al di là delle precisazioni di rito – dal più becero laicismo anticattolico, buone per i centri sociali e per le Feste dell’Unità.
Eppure, la verità dell’articolo mi ha colpito nel profondo, mi ha lasciato di sasso, mi ha disturbato: come ha potuto Gianfranco Fini tradire così i valori predicati per tutta una vita e condivisi da milioni di elettori? Il tradimento, umano prima ancora che politico, grida vendetta al cospetto di coloro che lottarono prima di Fini, e di quanti oggi costituiscono la base e il cuore di una Destra che non intende scimmiottare i principi propagandati dalla sinistra.
La sensazione, netta e desolante, è che Fini in realtà punta a conquistare gli sporchi voti degli avversari di sempre pur di assurgere alla più alta carica istituzionale della Repubblica. Nel frattempo, però, con i suoi gesti francamente repellenti, con le sue prediche che fanno scattare solo gli applausi della sinistra, Fini sta facendo terra bruciata attorno a sè. Accanto a lui rimangono i fedelissimi, che ormai si possono contare sulle dita di una mano: il Ministro Ronchi, il deputato Granata, l’intellettuale Campi…
Perfino Gasparri può permettersi di abbandonarlo, e di criticarlo aspramente per le frasi – oggettivamente imperdonabili per un Presidente della Camera, che dovrebbe essere e apparire neutrale riguardo ad ogni legge in discussione in Parlamento – sul testamento biologico. Come se il Senato fosse al soldo della Chiesa! Come se i senatori del PDL fossero pagati per approvare leggi fascio-clericali e assolutiste!
Fini lascia dietro di se solo una sensazione di disgusto, di vuoto morale e umano. Non vi è traccia del politico combattivo, coerente ed onesto, quando necessario duro ed intransigente, che aveva suscitato grandi speranze e attese fra i sostenitori della destra conservatrice e moderata, una volta chiusa – giustamente – la stagione della nostalgia post-fascista con Fiuggi. Che vergogna, Fini. Guadagnati pure col tradimento il Quirinale, ma non credere che la destra italiana sia al tuo fianco. Sei solo, e tale rimarrà.
fonte "Il Giornale"

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