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lunedì 28 febbraio 2011

Quando Gheddafi disse a Prodi: «Voglio ringraziare mio fratello Romano».

Ma che faccia tosta, per non dire di peggio. Gli attacchi dell'opposizione al presidente del Consiglio, accusato di cedevolezze nei confronti di Gheddafi, che oggi tutti scoprono essere un sanguinario dittatore africano, sono un capolavoro insuperabile di spudoratezza e farisaismo. Quando si parla di rapporti politici con Gheddafi, il centrosinistra italiano dovrebbe soltanto tacere. Sono i stati i governi Prodi, D'Alema e Amato a intraprendere senza esitazioni la strada della trattativa con Gheddafi, isolato internazionalmente dopo l'attentato di Lockerbie, e negli anni gli esponenti di quei governi e delle forze politiche che ne facevano parte si sono vantati della bontà delle loro iniziative. Gheddafi in persona sembrò apprezzarle quando il 27 aprile del 2004, nella prima visita in Europa dopo la fine dell’embargo Onu contro la Libia - riabilitata anche grazie agli sforzi compiuti dall’ex premier italiano - dichiarò rivolgendosi a Prodi, divenuto nel frattempo presidente della Commissione Ue: «Voglio esprimere la mia gratitudine a mio fratello Romano». E di rimando quello commentò: «Oggi è un grande giorno per l’Europa». 
«La stampa straniera», sottolineò Giulio Santagata, stretto collaboratore dell'ex presidente ulivista del Consiglio «aveva bollato l’apertura di Prodi a Gheddafi come una iniziativa sconsiderata e incomprensibile, un passo falso. Oggi credo che qualcuno dovrebbe rendere merito alla lungimiranza di Prodi». Scrive ilvelino.it che «i buoni rapporti tra Tripoli e i governi italiani, compresi quelli di centrosinistra, conobbero un altro apice con la vittoria di misura ottenuta da Prodi contro Silvio Berlusconi nel 2006: Gheddafi chiamò il Professore per congratularsi, il neopremier ricambiò la cortesia con una visita in Libia datata 8 settembre. Quella sera Gheddafi offrì a Prodi una cena a base di montone e altre specialità locali, innaffiate con the alla menta, coca cola e birra analcolica. Nel 2008, quando Berlusconi siglò a fine agosto con Gheddafi il trattato di amicizia italo-libica frutto di un lungo lavoro diplomatico, un ex fedelissimo di D’Alema come Marco Minniti avocò buona parte dei meriti alla sua parte politica: “Fu il governo Prodi il primo a dialogare con Gheddafi. E il primo ministro europeo a fargli visita ufficiale nel 1999 fu D’Alema”». Il trattato di amicizia tra Italia e Libia, per chi lo avesse dimenticato, ha ottenuto anche il voto a favore del Pd, compreso il protocollo che regola il pattugliamento congiunto delle acque fra la Libia e la Sicilia per prevenire gli sbarchi di emigranti clandestini. E non a caso: l’intesa sulla materia era già stata firmata a Tripoli il 29 dicembre del 2007 da Massimo D'Alema, ministro degli Esteri dell'allora governo Prodi. Nel giugno 2009, in occasione della prima visita ufficiale di Gheddafi in Italia, il Pd si è spaccato: la maggioranza dei senatori del gruppo non volle che il colonnello parlasse in Senato, ma Nicola Latorre, Massimo D'Alema e Franco Marini erano favorevoli. Poco prima della visita in Italia la Facoltà di Giurisprudenza dell'università di Sassari propose di conferire la laurea honoris causa in diritto a Gheddafi: a protestare fu il Partito Radicale; Giovanni Lobrano, il preside di facoltà che proponeva la laurea, è stato assessore degli Affari generali, del Personale e della Riforma nella Giunta regionale progressista (così allora si chiamava il centrosinistra) della Sardegna nel 1994-95. Gheddafi fu ospite dell'università La Sapienza durante il viaggio del 2009, quella stessa Sapienza che aveva l'anno prima visto l'anatema lanciato dai suoi docenti di sinistra contro Benedetto XVI perché non venisse in visita. E tante altre citazioni si potrebbero fare.

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