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lunedì 28 febbraio 2011

Quando la Sinistra considerava un merito proprio l'accordo con la Libia.

Eccoci qua, questo che vado a riportare é un articolo del 2008 del sito del PD in cui la sinistra si lamentava del fatto che Berlusconi si era preso il merito (perchè per loro ai tempi di merito sitrattava) dell'accordo Italia-Libia quando in realtà era stato Prodi a lavorare all'intesa. Credo non cisia nulla da aggiungere..a voi la lettura e le conseguenti considerazioni. Libia, Prodi lavorò all’intesa, Berlusconi incassa fonte Umberto De Giovannangeli - L'Unità L’«ultimo» miglio è stato percorso. Direzione: futuro. Direzione tracciata da Romano Prodi. E portata a compimento da Silvio Berlusconi. Se non è scoccato l’«amore» tra Roma e Tripoli, di certo oggi a Bengasi sarà siglato un «matrimonio d’interesse». Chiuso politicamente ma non definito in tutti i suoi molteplici aspetti tecnici e finanziari il grande Accordo italo-libico sulle compensazioni per i danni del colonialismo italiano in Tripolitania e Cirenaica. Si tratta di un Accordo di amicizia e cooperazione che «servirà a voltare pagina» nei rapporti con Tripoli con un impegno di «diversi miliardi di dollari», ha detto il presidente del Consiglio in una intervista ad un giornale libico. Per firmare l'intesa il premier italiano volerà oggi a Bengasi dove sarà ricevuto dal colonnello Muammar Gheddafi per una cerimonia che si annuncia scenografica, voluta dalla Libia per celebrare la fine di un lungo percorso che è stato segnato in oltre trent'anni da non poche tensioni tra Roma e Tripoli. Infatti, al di là dell'accordo raggiunto nel massimo riserbo tra le parti, la strada per arrivare a questa sigla è stata veramente lunga e piena di ostacoli: Gheddafi ha sempre giocato al rialzo giungendo al punto di chiedere all'Italia una preventiva ammissione di colpe rispetto al periodo coloniale. Una sorta di revisione storica dell'esperienza coloniale italiana per anni dipinta come «colonialismo dal volto buono». Compito che è toccato al precedente governo che attraverso l'ex ministro degli Esteri Massimo D'Alema ha formalmente riconosciuto e rievocato gli orrori di 30 anni di occupazione. Sgombrato il campo etico, Gheddafi ha giocato duro anche sul piano economico: da anni chiede una forte compensazione per i danni del colonialismo attraverso un impegno di grande impatto che si sarebbe dovuto concretizzare in una autostrada costiera da costruire interamente a spese italiane. Ieri, dalle prime informazioni che trapelano, l'accordo sarebbe stato raggiunto sulla cifra di 5 miliardi di lire per «opere infrastrutturali» - sicuramente ci sarà la costruzione di diversi immobili - da spalmare in 25 anni con impegni di spesa annuali. Una cifra ingente anche per l'Italia. Non si conoscono dettagli sulle richieste italiane in merito alla restituzione dei bene sequestrati da Gheddafi agli italiani negli anni ‘70 e sui crediti che diverse imprese ancora vantano dalla Libia. Ma l'accordo era ed è complesso: al punto tale che le delegazioni italiane non sono riuscite a chiudere su tutto ma hanno preferito - pungolati dalla volontà di Berlusconi di chiudere al più presto - lasciare a soluzione futura quelle che sono state definite «alcune questioni collaterali» delle quali si occuperà un'apposita commissione congiunta. Da parte italiana c'è stata una spinta molto decisa anche perchè è da anni noto che solo la chiusura di un accordo generale potrà, forse, far partire l'attuazione concreta delle misure già concordate tra Roma e Tripoli per un efficace contrasto dell'immigrazione clandestina anche attraverso dei pattugliamenti congiunti delle coste. Infatti le continue notizie di sbarchi di clandestini - al 90 per cento provenienti dalle spiagge libiche - e di tragedie al largo delle coste italiane hanno tristemente accompagnando questo negoziato che si è diviso equamente tra temi squisitamente politici e difficoltà di taglio economico. Fonti vicine al dossier sottolineano anche come l'accelerazione fortemente impressa da Berlusconi al negoziato è dovuta al fatto che le risorse energetiche libiche fanno gola a molti altri «competitor» dell'Italia

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